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Viaggio in Iran tra presente e passato – Di Nadia Clementi

Terza parte: le città i cui nomi da soli richiamano le origini della civiltà del mondo

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Link alla seconda parte.
 
A circa 300 km dalla capitale Teheran troviamo Abyaneh, un piccolo villaggio di 300 abitanti, fondato da zoroastriani in fuga dai conquistatori islamici nel settimo secolo, dove regnava la più autentica tradizione dell’antica Persia.
Tutti gli edifici sono costruiti con mattoni fatti con terra locale, che a causa dell’elevata presenza di ferro hanno un forte colore rosso. Il risultato è incredibile, un caleidoscopio di tonalità che cambiano a seconda della stagione e dell’ora della giornata.
 

 
Abyaneh, remota e isolata dal resto del paese, ha mantenuto nel corso dei secoli una propria identità del tutto peculiare, che l’ha resa una sorta di museo archeologico e antropologico a cielo aperto.
Su una collina a poca distanza dal centro, per esempio, si trova un forte di epoca sasanide, mentre tra le case svetta un bellissimo tempio zoroastriano.
Merita una visita anche la moschea Jameh, risalente all’undicesimo secolo. Un’ulteriore peculiarità è rappresentata dal fatto che le donne di Abyaneh indossano un velo bianco fiorito, una tradizione che si tramanda da secoli (foto seguente).
Passeggiando nel labirinto di vicoli e stradine si ha l’impressione di viaggiare nel tempo, in una diversa epoca, quando le macchine non esistevano, quando l’essere umano aveva più rispetto per natura e pianeta e quando la comunità locale era vitale per ogni suo membro.
 
    
 
 KASHAN 
Proseguendo a nord ovest nella provincia di Isfhan, arriviamo a Kashan, capitale dell’omonima contea è uno degli insediamenti urbani più antichi del pianeta.
Le sue origini risalirebbero infatti a 9.000 anni fa, ed è considerata dagli esperti uno dei centri più importanti della civiltà preistorica.
Tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo Kashan era famosa in tutto il Medio Oriente per la produzione di piastrelle e vasellame, ma essa vanta un’altra particolarità. Secondo alcuni storici, infatti, sarebbe la città di origine dei Re Magi, che partirono da qui alla volta di Betlemme per assistere alla Natività.
Al di là degli aspetti del passato, oggi Kashan è una bella città dove sostare per ammirare alcuni splendidi edifici e attrazioni.
 

 
A Kashan si trova inoltre il Bagh-e Fin, uno dei giardini più belli di tutto l’Iran. Si possono inoltre visitare alcune ex residenze private come la Ameri House, la Boroujerdi House, la Abbasi House e la Attarha House e affascinanti moschee come la Agha Bozorg, la Jameh Mosque e la Meydan Mosque.
Meritano inoltre una visita il bazar centrale, ricco di grande artigianato locale, e la Borujerdi House, uno dei migliori esempi in assoluto di architettura persiana.
 

Isfahan, Moschea Blu.
 
 ISFAHAN 
Continuando verso sud, si entra in un mondo magico, pieno di storia e cultura. Ecco la tappa successiva: Isfahan. Splendida città situata a 1367 metri di altitudine in una piana irrigata dallo Zanyendehrud, “il fiume che dona la vita”, la sua posizione tra il deserto Dasht-e Kavir e il Golfo Persico l’ha deputata centro del commercio e degli itinerari carovanieri del mondo antico.
È ancora denominata «la metà del mondo», da quando durante la dinastia Safavide fu eletta capitale del regno e adornata di moschee e giardini, diventando una delle città più belle d’Oriente.
La piazza centrale, la seconda più grande del mondo (dopo quella di Pechino), riunisce i quattro elementi del potere. Vi si affacciano due moschee, che rappresentano potere religioso e culturale, e il Palazzo reale Ali Qapu, da cui si assisteva alle partite di polo, che indica il potere politico, e il bazar, simbolo del potere commerciale, capace di inghiottire i visitatori in un labirinto di vicoli, cortili e gallerie, in una fitta rete di profumi, colori e suoni.
Oltre ai ricchi palazzi, come quello delle 40 colonne, e alla bella cattedrale di Vank nel quartiere armeno, il fascino di Isfahan è evidente nei suoi famosi ponti ad arcate, luogo di ritrovo per turisti e iraniani, per fare passeggiate, per gli immancabili pic- nic o per semplici chiacchierate in compagnia, una specie di teatro a cielo aperto, tra le moschee più belle del mondo.
 

Nuova Jolfa quartiere armeno.
 
 NUOVA JOLFA - Quartiere Armeno 
Ad Isfahan vale la pena anche di visitare il quartiere armeno Nuova Jolfa che si trova nella zona sud-ovest della città.
Fulcro della comunità armeno-cristiana di Nuova Jolfa è la chiesa Kelisa-ye Vank il cui interno è decorato con preziosi affreschi in un miscuglio di stili, dalle ceramiche persiane alle icone armene.
Nella stessa struttura si trova anche il Museo della Comunità Armena che custodisce 700 manoscritti oltre che una sezione dedicata al genocidio del popolo armeno.
 

Na’in moschea del venerdì.
 
 NA’IN – Moschea del Venerdì 
Attraverso un paesaggio quasi desertico ci spostiamo a Na’in per visitare la “moschea del venerdì”, uno degli esempi più eclatanti di architettura selgiuchide nell'antica Persia, risalente al 10 secolo e prima dell’Islam.
Si trova nel centro storico e per raggiungerla si attraversa in parte un bazar coperto; dove fanno bella mostra alcuni chador neri, di varie taglie, adatti anche a bambine.
 

Forezza di Mey Dod.
 
 MEY BOD – Fortezza di Narin 
Nella provincia tra Yazd e Ishfan è quasi d’obbligo fare una sosta alla storica cittadina di Mey Bod, città del periodo pre-islamico e, durante la dinastia dei Muzaffaridi, capitale della Persia.
Vanta molti monumenti storici tra cui l’antica fortezza conosciuta con il nome di Narin.
La roccaforte, risale all’epoca Sasanide, si trova su una collina alta circa 25 metri ed è disposta su più livelli racchiudendo con le sue mura di mattoni d’argilla un’area di circa 15.000 mq.
Qui oltre alla vista spettacolare alla città si scoprono grandi camere sotterranee e resti di torri circolari.
 

Moschea di Yazd.
 
 YAZD 
Ci spingiamo ad Est. Tra due deserti sorge la città di Yazd che, grazie alla sua posizione isolata, ha mantenuto intatta la sua architettura con le case color ocra, i muri di mattoni di argilla cotta, i vicoli stretti, la moschea con i minareti più alti del Paese e le torri del vento.
Si comprende subito quanto fosse importante catturare anche un flebile soffio di brezza, trarre profitto da ogni alito di vento, far circolare l’aria tra i vari piani dei palazzi.
Per contrastare le difficoltà climatiche furono costruiti, con astuzia, serbatoi d’acqua ventilati. Al Museo dell’Acqua è esposto l’ingegnoso sistema di canalizzazione ideato dai persiani per portare l’acqua dai monti del Shir Kuh alla città e rendere fertili i terreni dell’altopiano.
Yazd, fu crocevia obbligato per le carovane che percorrevano il deserto, conquistando un ruolo privilegiato nel commercio delle sete e di altri tessuti preziosi. È considerata da molti la città più antica del mondo ed è sicuramente uno dei luoghi più importanti della religione di Zoroastro con le torri del silenzio, dove si lasciavano i cadaveri dei defunti in pasto agli avvoltoi per non contaminare gli elementi della natura e il tempio dove il fuoco divino brucia ininterrottamente da oltre 1.500 anni.
L’atmosfera che si respira in città è serena e rilassata, ci si può sedere su morbidi tappeti a fumare il narghilè o sorseggiare un thè nelle caratteristiche sale poste anche sui tetti delle case.
 

Tetti di Yazd.
 
 CARAVANSERRAGLIO – Deserto 
Lasciando Yazd, il panorama diventa desertico e dopo 60 chilometri passiamo per il «caravanserraglio» che in passato era una tappa storicamente vitale per le carovane che circolavano tra India e Persia e che avevano come centro commerciale di riferimento il vivace mercato, dove ancora oggi è evidente il crogiolo di culture diverse che popolano questa città di confine.
 

Caravanserraglio.
 
 SHIRAZ 
Proseguendo lungo il deserto, si costeggia il lago salato e il paesaggio cambia, fino a raggiungere Shiraz detta anche la città delle rose, del sapere, dei poeti, dell’amore, dei giardini, nomi che designano la sua raffinatezza all’apice dello splendore.
È stata per quarant’anni capitale del paese (1754/1794) sotto la dinastia degli Zand e in quegli anni raggiunse il suo massimo splendore, soprattutto durante il governo di Karim Khan.
Furono costruiti allora gli edifici e i monumenti più importanti della città, come il complesso reale, Arg -e Karim Khan (la cittadella), circondato da quattro torri circolari alte quindici metri, le quali sovrastavano le mura e dove alloggiava la famiglia reale.
All’interno si trovano un grande agrumeto e una vasca d’acqua. Tuttavia la parte interessante del complesso sono le tre stanze da letto del re: una camera Shiraz, Moschea di Vakil.
 

Shiraz, l'interno e i vetri di una moschea.
 
La città, capitale della cultura nazionale, ha dato i natali a due grandi poeti persiani: Hafez molto amato e venerato in Iran, le cui opere sono state tradotte in tante lingue nel mondo, e Saadi, letterato, grande viaggiatore e sociologo del XIV secolo, tant’è che oggi le loro tombe, nel cuore della città, sono diventate luogo di pellegrinaggio.
Inoltre l’ex capitale, oltre ai santuari, case storiche, palazzi d’epoca, giardini incantevoli, è caratterizzata dalla moschea rosa decorata con piastrelle e vetri colorati che creano incredibili giochi di luce e riflessi.
 

Shiraz, cittadella di Karima Khan.
 
Nel centro di Shiraz si trova anche la Cittadella di Karim Khan costruita come parte di un complesso durante la dinastia Zand. La forma assomiglia ad una fortezza medievale.
La cittadella, che in passato è stata utilizzata come prigione, è oggi è un museo gestito dai Beni culturali iraniani.
 

Mausoleo Shah Cheragh di notte.
 
Ma il più importante centro di pellegrinaggio della città di Shiraz è il mausoleo Shah Cheragh, un grandioso monumento funebre il cui nome è traducibile come «Signore della luce».
Secondo quanto si dice rispetto alle sue origini, Amir Ahmad e suo fratello Mir Muhammad, entrambi fratelli dell’imam Reza, si rifugiarono a Shiraz nel nono secolo d.C. e, a partire dal quattordicesimo secolo le loro tombe divennero meta di pellegrinaggio, quando la regina Tashi Khatun fece erigere una moschea e scuola teologica sul loro luogo di sepoltura.
L’enorme cupola sopra il santuario è intarsiata con centinaia di migliaia di pezzi di vetro e specchi, che ricoprono anche le pareti interne insieme ad altrettante piastrelle multicolori. La sera il mausoleo si trasforma in una magia di luci rendendolo magico e suggestivo.
 

Hafez.
 
 HAFEZ 
Spostandoci a nord del fiume Khoshk si trova invece uno dei luoghi più suggestivi di Shiraz frequentato ogni giorno da tanti iraniani di tutte l’età: il Aramgah-e Hafez, il giardino-mausoleo dove riposano le spoglie di Hafez, il più importante poeta in lingua farsi di tutti i tempi.
In Iran Hafez non è solo il simbolo della cultura persiana, ma è un vero e proprio mito, venerato come un santo e famoso come una rockstar. Si dice infatti che in ogni casa iraniana si trovino almeno due libri, il Corano e la raccolta completa delle opere di Hafez e che tutti gli iraniani sappiano recitare a memoria le poesie di questo poeta così famoso.
Vedendo la quantità di gente che frequenta il suo mausoleo, ricco di fiori e specchi d’acqua e sentendo riecheggiare i versi delle sue poesie recitate dai tanti giovani che gli rendono omaggio, si comprende perché Hafez sia ancora oggi così amato.
 

Tombe Naqsh e Rostam.
 
 TOMBE DI NAQHSH E ROSTAM 
Nei dintorni di Shiraz sono presenti siti di grande interesse storico, il più importante dei quali è quello di Naqhsh-e-Rostam.
Si tratta delle tombe rupestri di quattro grandi re: Dario I e II, Serse, Arteserse, dove si possono ammirare i bassorilievi sasanidi rappresentanti scene riguardanti i regni di Ardeshir e Shapur il Grande.
Le tombe scavate in pareti di roccia rosa, che ricordano le atmosfere di Petra in Giordania.
 

Tomba Pasargade tomba di Ciro il Grande.
 
 PASARGADE 
A distanza di pochi chilometri, a Rasq-e Rostam, si trovano le tombe dei re Archemenidi con bassorilievi di grande pregio e ancora nelle vicinanze c’è Pasargade, dove ci sono i resti di tre palazzi di Ciro il Grande, ma soprattutto la sua tomba, semplice ma imponente.
Si racconta che Alessandro Magno, leggendo le fiere parole di Ciro scritte su una tavoletta, pianse per la prima volta nella sua vita e ordinò alle guardie di vegliare sul mausoleo di un Grande uomo della storia
 che aveva fondato un impero governato senza schiavitù e oppressione. 
 

Persepoli.
 
 PERSEPOLI 
A circa un’ora di auto da Shiraz, nel centro dell’Iran, sorge Persepoli, il grandioso palazzo delle cerimonie costruito da re Dario nel 518 a.C.
 Bassorilievi incredibilmente conservati mostrano le popolazioni delle 36 satrapie che ogni anno in primavera si recavano a riverire i sovrani della dinastia achemenide.
Distrutto da Alessandro Magno nel 329 a.C., il sito mantiene il fascino della grandiosità e della gloria di un tempo. Si estende su una vasta area, circondata da colline e punteggiata da tombe, colonnati, corti e imponenti statue di animali mitici come i tori alati e i grifoni. Fu edificato non da schiavi ma da operai pagati, a dimostrazione del grado di civiltà di quell’impero.
 

 
In realtà, più che una vera città, Persepoli era una reggia temporanea, dove si esercitava il potere amministrativo, religioso e militare, usata per ricevere e impressionare le ambascerie straniere, un emblema del potere del re dei re.
Ciò fa pensare che sia stata costruita solo per ostentare non soltanto al popolo, ma al mondo di allora, quanto fosse grande il potere politico e sociale di Dario I, tanto da essere considerata capitale di uno degli imperi più potenti del mondo antico. L’estensione del complesso reale copre una superficie di 125 mila metri quadrati e fu costruita su una piattaforma alta tra gli otto e i diciotto metri.
Dagli scritti di Dario I si evince come non ci fosse nessuna struttura prima di quella, tuttavia la maestosa architettura e l’arte multiforme presenti farebbero pensare all’intervento di altre matrici culturali, mai così tanto evidenti come a Persepoli.
Purtroppo, con la conquista da parte di Alessandro Magno e il successivo incendio, fu distrutta la massima espressione dell’arte e della cultura achemenida.
 

 
La Porta delle Nazioni, il Palazzo del Tesoro, il Palazzo Hadish, il Palazzo delle Cento Colonne, il Palazzo tre Porte, il Palazzo Apadana (Takht-e Jamshid), il Palazzo di Dario il Grande (Tachar), il Palazzo H e la Porta Incompleta formano l’insieme di capolavori costituenti uno dei luoghi più visitati e tra i più antichi del mondo.
Nel 1979, anno della rivoluzione islamica di Khomeini, è entrata a far parte nella lista del Patrimonio mondiale dell’Umanità (Unesco).
Il sito archeologico è grande e con poche zone d’ombra, e non prevede un percorso organizzato, ma dispone di un breve tracciato collegato con visori virtuali tridimensionali che riproducono gli scenari dell’epoca, come il tesoro di Dario e la maestosa sala delle 100 colonne. Il caldo da sopportare e la fatica che questo sito richiedono sono compensati dai meravigliosi resti archeologici ben conservati che la mitica Persepoli ancora oggi mostra ai suoi visitatori.
 

 
L'Iran appare agli occhi del visitatore come uno dei suoi magnifici tappeti che vengono orditi da mani agili e pazienti. Un connubio di bellezza e di tragedia. Di ricchezza e di ingiustizia.
Un’arte radicata nella tradizione, ma minacciata dalla modernità. I disegni di lana o di seta si compongono mentre si intrecciano milioni di nodi e si incrociano fili multicolori, quelli di un popolo chiamato ad accettare le sofferenze della vita come dono divino di cui ringraziare Allah.

Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
(Il viaggio continua domenica prossima)


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