Sincronicità: oltre la causalità – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con il professor Claudio Widmann, autore del libro «Introduzione alla sincronicità»

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Oggi ci addentreremo in un territorio di confine, dove il visibile si intreccia con l’invisibile e il caso si rivela portatore di un significato profondo.
Esploreremo il mondo della sincronicità, un fenomeno che sfida le leggi della causalità e ci spinge a ripensare la nostra percezione della realtà.
Come suggerisce Lao Tzu, ciò che davvero conta spesso si cela oltre l’apparenza, nel regno dell’impercettibile e del sottile.
Le coincidenze significative, al centro degli studi del Prof. Claudio Widmann, non sono semplici eventi fortuiti, ma segnali di un’interconnessione profonda tra psiche e mondo esterno.
 
Attraverso un’analisi che spazia dalla fisica quantistica alla filosofia antica, Widmann ci mostra come questi momenti di «accadere insieme» racchiudano un senso che trascende la logica lineare, rivelando l’intima tessitura della realtà.
Attraverso esempi concreti e riflessioni profonde, esploreremo come la sincronicità si manifesti nella nostra vita, come possiamo imparare a riconoscerla e quale significato attribuirle.
Widmann ci invita a superare la dicotomia tra mente e materia, mostrandoci come questi due aspetti dell’esistenza siano intrecciati in un’unica trama di senso.
In questa intervista varcheremo una soglia sottile, dove la coscienza si espande, l’inconscio si rivela, il tempo si piega e il significato emerge dall’apparente caos.
 
Rifletteremo su come la sincronicità possa arricchire la nostra comprensione della vita e su come questa consapevolezza possa trovare applicazione nella pratica clinica e nell’esperienza quotidiana.
A guidarci in questo viaggio tra visibile e invisibile sarà proprio il Prof. Claudio Widmann, psicologo analista di fama internazionale, autore di numerosi saggi dedicati all’esplorazione delle profondità della psiche umana.
La sua formazione, che abbraccia la psicologia analitica junghiana e la psicoterapia autogena, unita a un’ampia esperienza clinica e didattica, lo ha reso un esperto di simbolismo, archetipi e dinamiche dell’inconscio.
Il suo lavoro ci invita a scoprire i misteri della mente e le sottili connessioni tra il mondo interiore e quello esteriore.
 
In particolare, ci soffermeremo sul tema della sincronicità, un concetto che Widmann ha approfondito nel suo libro ma che affonda le sue radici in una lunga tradizione di pensiero psicologico e filosofico. (vedi)
 
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Prof. Widmann, nei suoi studi lei approfondisce il concetto di sincronicità, mostrando come eventi apparentemente scollegati possano intrecciarsi in un significato profondo. Al di là delle semplici coincidenze, quali segnali ci aiutano a riconoscere e interpretare questi momenti di sincronicità nella nostra vita?

«Occorre premettere che la dottrina della sincronicità non è una spiegazione, ma una descrizione di esperienze che entrano nella nostra vita. In ogni istante molte cose accadono insieme: una mela cade dall’albero mentre dei bambini corrono o delle automobili passano mentre giocano a palla; sono eventi distinti, che cadono dentro un medesimo lasso di tempo.
«Ma se una mela cade in testa a Newton, mentre egli sta riflettendo sulle forze che uniscono i corpi fisici tra di loro, la caduta di un grave e le riflessioni sui gravi co-incidono: i due eventi incidono sulla percezione di chi li vive, si impongono alla sua attenzione e si imprimono nella sua esperienza.
««Ancor più incisivo sarebbe l’evento del bambino che, per rincorrere la palla, uscisse in strada nel momento in cui sopraggiunge l’automobile, investendolo. In casi come questi la relazione tra eventi distinti risulta evidente, ma inspiegabile, tant’è che si parla di fatalità, combinazione, caso fortuito…
L’impressione soggettiva di una relazione tra eventi non correlati, di una convergenza tra accadimenti indipendenti è il maggior indicatore di sincronicità.
«L’incisività di tali accadimenti sulla nostra percezione non è ancora spiegazione e nemmeno interpretazione; l’esistenza di un nesso è evidente alla coscienza, ma il senso di tale nesso è affonda nella nebulosità dell’inconscio.»
 
In questo senso lei parla di «terra di mezzo» tra coscienza e inconscio in cui si colloca l'esperienza della sincronicità? Come possiamo coltivare questa consapevolezza e aprirci a queste esperienze?

«In questa terra di mezzo ci sono affinità che la coscienza non ha difficoltà a riconoscere nonostante la loro improbabilità.
«Per esempio, c’è chi ricorda insistentemente una persona persa di vista da tempo e poco dopo la incontra fortuitamente oppure quella persona si fa inaspettatamente viva. La coscienza mette in relazione questi due eventi, ma le sfugge la relazione di causa tra di essi. A buona ragione, perché una relazione di causa non c’è. Non è a causa del ricordo affiorato che si incontra la persona e non è a causa di un incontro non ancora avvenuto che affiora il ricordo di lei.
«Il punto è che per la coscienza, se due eventi non sono in relazione di causa, non sono correlati affatto; è come se non c’entrassero l’uno con l’altro.
«Nella percezione dell’inconscio, invece, il ricordo e l’incontro di una persona appartengono a una medesima area psichica, destano memorie, emozioni e stati affettivi analoghi.
«Sono eventi affini per contenuto, per risonanza emozionale, per attinenza esistenziale; per l’inconscio sono fenomeni interconnessi, anche se non sono interdipendenti; vengono accostati l’uno all’altro non in ragione della causalità, ma della significatività.»
 
La sincronicità, dunque, sfida le leggi della causalità lineare. Come possiamo conciliare questa visione con la nostra comprensione del mondo basata sulla logica e sulla ragione?

«La sfida è ardua, perché -date le premesse- la sincronicità si dispiega sul piano della soggettività e non dell’oggettività. Ma sul piano della soggettività, ciò che è pregno di senso per qualcuno è totalmente insensato per altri.
«Per la ragazza catapultata in una capitale sconosciuta dal progetto Erasmus, l’incontro con uno studente che ha perso il volo precedente e le chiede di condivide il taxi dall’aeroporto per il centro è una coincidenza veramente significativa.
«Quell’incontro, difatti, dapprima la introdusse ai minuti segreti della nuova città e successivamente sfociò in una relazione affettiva durata vari anni. Lo stesso incontro sarebbe stato altrettanto fortuito, ma non sarebbe stato minimamente significativo per un ipotetico uomo d’affari che, rientrando a casa, avesse condiviso il taxi con lo sconosciuto studente.
«La sincronicità si definisce come nesso di senso e il suo punto nodale si colloca nel cogliere il senso degli eventi.
«Per millenni tale ricerca fu demandata al pensiero magico, così che le forme tracciate in cielo da un volo d’uccelli alla vigilia della battaglia o quelle lasciate sul terreno dalle viscere di un animale sacrificale alla vigilia del viaggio per nave venivano intese come predittive dell’esito finale.
«Ancor oggi, sogni molto incisivi di un defunto che chiama con insistenza hanno il potere di destare la fantasia/timore che si tratti di una chiamata della morte perfino in persone molto razionali.»
 
Qual è la differenza tra l’interpretazione mantico-predittiva e quella psicologico-comprensiva delle sincronicità, e come si manifesta questa distinzione nella ricerca di senso delle coincidenze significative?

«Dal punto di vista psicologico la ricerca di senso viene sottratta al fatalismo dell’interpretazione mantica e viene orientata verso la comprensione introspettiva.
«Dinnanzi a coincidenze che colpiscono per la loro affinità, la domanda non è: “com’è possibile una coincidenza tanto strana?”, ma piuttosto: “cosa mi colpisce tanto di questa coincidenza?”.
«Recentemente una persona rilevava insistenti concomitanze nella sua esperienza quotidiana: le arriva un cliente proveniente da un’altra città e il giorno seguente lei si trovava a partecipare a un incontro di lavoro proprio in quella città; aveva dato la propria adesione a un progetto che si svolgeva dall’altra parte dell’Italia e proprio lì venne a stare una persona per lei significativa; scopriva un prodotto che la colpiva favorevolmente e di lì a poco incontrava qualcuno che aveva sviluppato quel prodotto e così via.
«Alla domanda di ciò che la colpiva di queste coincidenze, rispondeva: “è strano, tutto sembra essere collegato”.
«Per cogliere la pregnanza di questa risposta, occorre sapere che questa persona proveniva da un paio d’anni di turbolenze esistenziali che comprendevano un grave lutto familiare, il fallimento della relazione coniugale, la deludente rottura di un’altra relazione sentimentale.
«Ne era seguita la percezione che tutto andasse in frantumi, che ogni relazione fosse sul punto di spezzarsi, che niente nella sua vita stava più insieme.
«In questo scenario l’impressione che “tutto sembra essere collegato” costituiva la testimonianza più esplicita del suo riallineamento esistenziale.»
 
Lei ha esplorato le connessioni tra sincronicità e psicosomatica, suggerendo un legame profondo tra mente e corpo. In che modo queste connessioni si manifestano nella nostra esperienza quotidiana e nella pratica terapeutica?

«La concezione psicosomatica sorge dall’esigenza di arginare una visione deterministica che fa derivare i disturbi fisici (e a volte quelli psichici) da cause fisiche: l’ulcera da un eccesso di acido cloridrico o la cefalea da un’alterata circolazione cefalica.
«Non di rado, però, viene contrabbandata come psicosomatica una visione altrettanto deterministica, anche se di segno opposto, che fa derivare i disturbi fisici da cause psichiche: l’ulcera da un carattere attivo-ambizioso, la cefalea da un non meglio identificato stress e così via.
«La dottrina della sincronicità rigetta il determinismo fisico quanto quello psichico e guarda all’organismo come a un insieme unitario, in cui non è il corpo a determinare lo stato psichico né la psiche a determinare lo stato fisico, ma corpo e psiche si muovono in maniera solidale, operando in maniera simultanea e congiunta.
«Ne sono esempi minimali certe giornate in cui va tutto storto. La sera prima s’è mangiato male e di notte s’è dormito peggio; la colazione è rimasta sullo stomaco e andando al lavoro s’è sbagliata strada; si sono dimenticate le chiavi dell’ufficio e non si riesce a trovare una cosa che di certo era sulla scrivania; cucinando, la pasta scuoce e il sugo risulta troppo salato; una telefonata di cortesia finisce in uno screzio e l’unico impegno gradevole della giornata salta per un contrattempo; il malumore serpeggia e il mal di testa incombe.
«In una prospettiva deterministica si piò ipotizzare che una digestione difficoltosa abbia innescato una serie di stati fisici (turbe neurovegetative), emotivi (malumore) e mentali (turbe dell’attenzione) oppure che uno stato genericamente depressivo abbia causato l’intera sequela dei malfunzionamenti fisici (digestivi, cefalici, del ritmo veglia sonno).
«In una prospettiva olistica (unitaria), è da chiedersi quale disarmonia abbia investito l’individuo nel suo insieme, che cosa -per utilizzare un’espressione orientale- lo abbia momentaneamente estromesso dal tao.
«Recentemente, la psicoterapia online solleva interrogativi ancora più enigmatici che investono il continuum psiche-materia. Accade con una certa frequenza che alterazioni non della psiche e nemmeno del corpo, ma della strumentazione tecnologica scandiscano la sequenza delle interazioni.
«Una mattina paziente e terapeuta impiegarono non meno di dieci minuti per attivare una connessione che abitualmente era immediata. Una volta attivata, le prime parole della paziente furono: “Stamattina, dottore, non avrei proprio voluto farla questa seduta, tanto sono pesanti le cose che ho da dirle”.
«E un’altra paziente, tendenzialmente prolissa, alla fine di una seduta molto densa enucleò un punto nodale del suo problema e il l’analista commentò: “questa pare davvero un’acquisizione determinante, che merita di essere fissata e consolidata nella coscienza”. La connessione s’interruppe su queste parole e non ci fu modo di ripristinarla, impedendo alla paziente di diluire il suo insight con commenti superflui o addirittura futili.
«È assodato che, in casi come questi, non ci sono relazioni di causa tra i contenuti della conversazione e i disturbi della connessione, ma rimane legittimo chiedersi qual è il senso esperienziale che certi disguidi digitali assumono nella comunicazione analitica.»
 
Può raccontarci qualche aneddoto significativo in cui causalità e coincidenza si intrecciano, offrendo un esempio concreto di sincronicità?

«Più che raccontare aneddoti tratti dalla mia pratica clinica preferisco riandare a un episodio storico, che inaugurò la teorizzazione stessa della sincronicità.
«La paziente che Jung aveva in trattamento era particolarmente ostica; aveva già interrotto due precedenti trattamenti, era molto critica e incline alla polemica, da razionalista puntigliosa chiedeva continue risposte razionali e non teneva in alcuna considerazione le ragioni e le dinamiche emotive (proprio perché non razionali).
«Un giorno riferisce un sogno in cui le viene regalato un monile d’oro raffigurante uno scarabeo egizio. Appena finisce di raccontarlo, un insetto sbatte un paio di volte contro la finestra dello studio; Jung apre e vede che si tratta di uno scarabeo dorato (cetonia aurata). Allora lo prende e lo mostra alla paziente, dicendo pressappoco: “Questo è quanto di più simile allo scarabeo d’oro degli Egizi si possa vedere alle nostre latitudini”.
«L’essenza di questo evento sincronistico non sta nell’analogia tra lo scarabeo del sogno e quello che si posa sulla finestra; sta nello stupore della paziente, che si sente costretta a riconoscere che ci sono eventi che sfuggono alla razionalità, che la logica causale non spiega tutta la realtà, che il suo fondamentalismo razionalistico le impedisce di comprendere aspetti negletti di sé.
«Da quel giorno, annota Jung, l’atteggiamento della paziente fu più collaborativo e più costruttivo. Nella sua catena delle esperienze non aveva fatto irruzione una singolare somiglianza tra eventi scollegati, ma un’esperienza di senso capace di destare in lei uno sguardo diverso nei confronti di se stessa.»
 
Nadia Clementi -  [email protected]