Storie di donne, letteratura di genere/ 592 – Di Luciana Grillo

Raffaella Baritono e Vinzia Fiorino: «Il voto alle donne - una storia globale» – I diritti alle donne vengono concessi a fatica perché gli uomini che le conoscono le temono…

Titolo: l voto alle donne. Una storia globale
Curatrice: Raffaella Baritono
 
Curatrice: Vinzia Fiorino
Editore: Il Mulino, 2025
 
Pagine: 304, Brossura
Prezzo di copertina: € 24

 
Baritono e Fiorino hanno chiamato a raccolta professioniste interessate al tema del voto alle donne e, grazie ai tanti documentati contributi, hanno realizzato un testo di grande spessore che presenta l’argomento «Voto alle Donne» ambientato in molti Paesi, dalla Nigeria all’America Latina, dagli Stati Uniti alla Russia. Naturalmente c’è anche l’Italia e ci sono i Paesi Europei come Francia, Germania, Spagna e Finlandia.
 
L’introduzione riporta una frase di Carrie Chapman Catt, datata 1920 e rivolta alle donne statunitensi: «Il voto è l’emblema della vostra uguaglianza, donne d’America, la garanzia della vostra libertà». 
Ciò indica che il voto delle donne non è una conquista personale, ma collettiva: è il cancellare un’esclusione, il riconoscere diritti politici e la parità fra cittadini e cittadine. 
E non è un caso se tale «concessione» viene definita dopo guerre e rivoluzioni, come è accaduto ad esempio in Italia nel 1946, dopo la seconda guerra mondiale.
 
La prima nazione che ha concesso il voto alle donne è stata la Nuova Zelanda nel 1893, la seconda la Finlandia nel 1906, la terza la Norvegia nel 1907. Gli altri Paesi sono arrivati molto più tardi, e sempre dopo le guerre mondiali.
La conquista del voto non è stata facile in nessun luogo.
 
Dovunque, questa conquista si deve ai movimenti femminili, alle attiviste, alle donne impegnate socialmente e politicamente, come accadde ad esempio in Nigeria dove le sette donne presenti nel Consiglio Comunale convinsero gli altri ventiquattro membri ad approvare il suffragio universale: «il 16 ottobre 1950, 114.000 elettori ed elettrici di almeno 21 anni, residenti a Lagos, si recarono alle urne, rendendo la capitale nigeriana la prima città dell’Africa occidentale a organizzare elezioni a suffragio universale».
 
Diverso il caso del Sudafrica, dove le donne nere erano discriminate per il colore della pelle: a loro erano negate libertà politiche, economiche e sociali. «Il potere politico ed economico era totalmente nelle mani della minoranza bianca» e solo nel 1994 il suffragio diventò universale, indipendentemente da razza e sesso.
 
Situazione ancora diversa quella della Tunisia, che è stato un Protettorato francese dal 1881 al 1956: sicuramente questo lungo periodo fu caratterizzato dalla prevaricazione coloniale e patriarcale, ma nello stesso tempo fu concesso alle ragazze il diritto all’istruzione e a partire dal 1883 agli istituti religiosi si affiancarono le scuole pubbliche che accolsero anche ragazze musulmane. 
Con l’indipendenza dalla Francia, fu concesso alle donne il diritto di voto nel 1957.
 
Si passa poi all’America latina, al Canada, agli Stati Uniti, all’India eccetera eccetera… non voglio tediare lettrici e lettori con date e dati, ma mi piace riportare il testo di una conversazione fra lo Scià di Persia e la nostra Oriana Fallaci: «Le donne, sa… Io non le sottovaluto e, infatti, esse sono state avvantaggiate più di chiunque altro dalla mia Rivoluzione Bianca. Mi sono battuto strenuamente perché avessero uguaglianza di diritti e di responsabilità. Le ho messe persino nell’esercito dove vengono addestrate per sei mesi e poi inviate nei villaggi a combattere la battaglia contro l’analfabetismo. E non dimentichiamo che io sono il figlio dell’uomo che in Iran tolse il velo alle donne… Nella vita di un uomo, le donne contano solo se sono belle e graziose e mantengono la loro femminilità e… Questa storia del femminismo, ad esempio. Cosa vogliono queste femministe? Cosa volete? Dice: l’uguaglianza. Oh! Non vorrei apparire sgarbato, ma…Siete uguali per legge ma, scusatemi, non per capacità».
 
Allo sbalordimento di Fallaci, lo Scià risponde: «Non avete mai avuto un Michelangelo o un Bach. Non avete mai avuto nemmeno un gran cuoco… Mi dica: quante donne capaci di governare ha conosciuto nel corso di queste interviste?».
La risposta di Oriana Fallaci è immediata: «Almeno due, Maestà. Golda Meir e Indira Gandhi», e lo Scià, di rimando: «Ma… tutto ciò che posso dire è che le donne, quando governano, sono molto più dure degli uomini. Molto più crudeli. Molto più assetate di sangue. Mi riferisco ai fatti, non a opinioni. Siete senza cuore quando avete il potere…Siete intriganti, siete cattive. Tutte».
 
Il libro non finisce qui, si legge di Europa e Regno Unito, ma questi pensieri espressi con tanta veemenza dallo Scià di Persia danno l’idea che forse i diritti alle donne vengono concessi a fatica perché gli uomini che le conoscono le temono. 
 
Luciana Grillo - [email protected]
(Recensioni precedenti)

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