Toponomastica e identità culturale

A Trento il primo convegno internazionale dedicato alle minoranze linguistiche

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Si è svolto ieri e oggi nella sala di rappresentanza della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol il primo convegno internazionale sulla toponomastica delle minoranze linguistiche storiche in Italia, promosso dall’assessore regionale alle minoranze linguistiche Luca Guglielmi, in collaborazione con l’Università di Trento.

Un’occasione di confronto e riflessione su un tema che tocca le radici identitarie delle comunità locali e che vede nel patrimonio toponomastico uno strumento fondamentale per la tutela e la valorizzazione delle lingue minoritarie. 

Tra i momenti centrali della giornata, la tavola rotonda dal titolo «La toponomastica delle lingue minoritarie dell’arco alpino», che ha messo a confronto studiosi, rappresentanti istituzionali e operatori culturali.
 
«La Provincia autonoma di Trento ha saputo affrontare il tema della toponomastica in modo esemplare – ha evidenziato Sabrina Rasom direttrice del Comun general de Fascia “Majon di Fascegn” – in particolare per quanto riguarda la cartellonistica legata al territorio Si è lavorato con attenzione su elementi come i nomi dei ponti, dei fiumi, delle località minori.»

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La direttrice ha però aggiunto che permangono ancora cartelli e indicazioni che non sono stati aggiornati.
«Serve una maggiore sinergia fra uffici provinciali, Comune Generale di Fassa e Istituto Culturale Ladino, per un’azione coordinata e organica di sostituzione della cartellonistica – ha aggiunto Rasom – è altrettanto importante coinvolgere anche soggetti come il CAI, la SAT o l’Azienda per il turismo, affinché si usino i toponimi ufficiali e in lingua ladina.»
 
Rasom ha inoltre sottolineato la necessità di una maggiore consapevolezza, anche da parte di chi vive o lavora al di fuori della Val di Fassa: 
«Non siamo ladini solo all’interno della nostra valle. Anche chi arriva da fuori deve usare i toponimi corretti, bilingui dove previsto, o in ladino dove è obbligatorio e ufficialmente riconosciuto.»
 
Claudia Marchesoni, direttrice dell’Istituto Culturale Mòcheno, ha invece posto l’accento sulle criticità legate all’escursionismo e all’utilizzo della toponomastica locale nelle aree montane: 
«Spesso si verificano sovrapposizioni con toponimi italiani, e per chi frequenta i sentieri o utilizza strumenti cartografici e digitali diventa fondamentale trovare indicazioni coerenti. 
«Serve tempo – ha continuato Marchesoni – per costruire un sistema che integri il rispetto dei toponimi locali con un’informazione efficace per i visitatori. 
«In quest’ottica, sarà importante lavorare a stretto contatto con chi realizza pubblicazioni, percorsi escursionistici o blog, per sensibilizzare sull’esistenza delle comunità minoritarie e sull’importanza di non stravolgere i nomi locali, evitando così confusione e perdita di identità.»

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Un contributo di rilievo è giunto anche da, che ha parlato dell’esperienza maturata nella comunità cimbra di Luserna, sottolineando il valore dei nomi storici rispetto a quelli «ufficiali».
«Forse il legislatore, o meglio, la politica, avrebbe potuto essere più coraggiosa – ha invece sottolineato Fiorenzo Nicolussi Castellan collaboratore culturale dell’Istituto Cimbro – si dà spesso per scontato che il nome ufficiale non sia quello storico. 
«Eppure, laddove il toponimo tradizionale è ancora vivo, dovrebbe essere valorizzato fino in fondo, anche eliminando, se necessario, il nome ufficiale che risulta meno radicato. 
«A Luserna – ha proseguito – abbiamo iniziato già negli anni Settanta a recuperare e valorizzare la nostra toponomastica. I cartelli con i nomi delle località riportano il toponimo cimbro con dignità pari, e spesso anche visivamente superiore, rispetto a quello italiano. 
«Per fare un esempio, il nome storico “eck” che significa “dosso” in cimbro non ha nulla a che vedere con ‘via Roma’. 
«Dovremmo avere il coraggio di riconoscere e usare ciò che è autenticamente nostro.»
 
«Questo convegno rappresenta un primo, fondamentale passo in un percorso di approfondimento e confronto che vogliamo promuovere come Regione – ha sottolineato l’assessore regionale alle minoranze linguistiche Luca Guglielmi – non parliamo solo di nomi o cartelli: la toponomastica è memoria, identità, storia vissuta dei territori. 
«In particolare, resta aperta la questione legata alla denominazione dei sentieri in Trentino-Alto Adige/Südtirol, un tema sul quale anni fa si era raggiunto un accordo con il Governo nazionale, purtroppo mai tradotto in norma. 
«È giunto il momento di riaprire quel dialogo e arrivare a una norma di attuazione che, in base al nostro statuto speciale, consenta alle due Province di legiferare in autonomia su queste materie.»