Tumore Ovarico, sfide e innovazioni – Di Nadia Clementi

La professoressa Nicoletta Colombo, Direttore Programma Ginecologia Oncologica Istituto Europeo Oncologia di Milano, ci ha parlato di ricerca e della cura

Professoressa Nicoletta Colombo.
 
Il tumore dell'ovaio, delle tube di Falloppio e del peritoneo rappresenta una delle neoplasie ginecologiche più insidiose e letali.
In Italia si stima che ogni anno vengano diagnosticati circa 6.000 nuovi casi e, purtroppo, circa 3.200 donne perdono la vita a causa di questa malattia.
A livello globale, il tumore ovarico è l'ottavo tumore più diagnosticato tra le donne e una delle principali cause di mortalità per cancro nel genere femminile.
La sua insidiosità risiede nella difficoltà di una diagnosi precoce, poiché i sintomi sono spesso vaghi e aspecifici, come gonfiore addominale, dolore pelvico o cambiamenti nelle abitudini intestinali.
Di conseguenza, circa l'80% dei casi viene diagnosticato in fase avanzata, quando il tumore si è già diffuso ad altri organi.
In Italia, circa 50.000 donne convivono con questa patologia. (Fonte ACTO Italia)
 https://www.acto-italia.org/tumori-ginecologici/il-tumore-ovarico)
 
Nonostante i progressi nella ricerca e nelle terapie, il tumore ovarico rimane una sfida significativa per la salute delle donne.
Per approfondire l'argomento e fare luce sulle ultime novità in questo campo, abbiamo contattato la prof.ssa Nicoletta Colombo, una figura di spicco nel campo della ginecologia oncologica, con una vasta esperienza nella ricerca e nel trattamento del tumore ovarico.
È Professore Associato di Ostetricia e Ginecologia presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca e svolge la sua attività clinica e di ricerca presso l'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano.
La sua competenza è riconosciuta a livello internazionale, come dimostra il suo ruolo di prima presidente donna della Società europea di ginecologia oncologica (ESGO) e il recente premio alla carriera per la sua dedizione alla ricerca, all'insegnamento e alla divulgazione della giusta pratica clinica nella disciplina (vedi).
 
La prof.ssa Colombo ha risposto alle nostre domande con il contributo della dottoressa Marta Mongillo Medical Doctor in Medical Oncology presso la stessa Divisione di Ginecologia Oncologica (IEO), anch’essa impegnata nella definizione e realizzazione di studi clinici che riguardano il trattamento clinico dei tumori ginecologici (vedi)

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Dottoressa Marta Mongillo.

 
Dottoressa Colombo, quali sono i principali fattori di rischio per il tumore dell’ovaio?

«Oltre alle mutazioni patogenetiche dei noti geni BRCA1 e BRCA2, che conferiscono un aumentato rischio di sviluppare principalmente neoplasie ovariche e mammarie nelle donne portatrici di tali varianti, e alle alterazioni genetiche associate alla Sindrome di Lynch, non è semplice individuare fattori di rischio univoci per le diverse forme di tumore ovarico.
«Esistono dati contrastanti sull’associazione tra il rischio di tumore ovarico e l’uso della terapia ormonale sostitutiva con estrogeni, così come sul ruolo della parità (cioè il numero di gravidanze durante la vita riproduttiva della donna), mentre è più chiaro il ruolo dell’età avanzata e dell’obesità come fattori di rischio.»
 
Quali sono le ultime novità in termini di screening e diagnosi precoce del tumore ovarico?

«Purtroppo, al momento non disponiamo di strumenti o procedure diagnostiche efficaci per una diagnosi precoce del tumore ovarico, né di evidenze che giustifichino programmi di screening su larga scala.
«Questa rappresenta una delle principali criticità legate a questa neoplasia: a differenza di quanto accade per il tumore della mammella o per quello del colon-retto, il carcinoma ovarico viene spesso diagnosticato in fase avanzata, quando compaiono i primi sintomi, rendendo più complesso l’intervento terapeutico.»
 
Quali sono le opzioni di trattamento più efficaci per le diverse fasi del tumore ovarico, inclusi gli approcci chirurgici, la chemioterapia e le terapie mirate?

«Nonostante i continui progressi nelle cure mediche e lo sviluppo di nuovi farmaci, la chirurgia rappresenta ancora oggi un pilastro fondamentale nel trattamento del tumore ovarico, con un ruolo potenziale in tutte le fasi della malattia.
«Negli stadi iniziali, oltre alla finalità terapeutica, l’intervento chirurgico consente una corretta stadiazione, necessaria per pianificare il percorso di cura più adeguato. Nelle fasi più avanzate, invece, l’esito della chirurgia rimane uno dei principali fattori prognostici.
«Un capitolo importante è rappresentato anche dalla chirurgia profilattica: nelle donne con rischio genetico accertato, è possibile ricorrere a un intervento preventivo che riduca significativamente la probabilità di sviluppare un tumore ovarico.
«La chemioterapia costituisce un trattamento essenziale sia come complemento alla chirurgia, per ridurre il rischio di recidiva, sia come terapia principale nei casi in cui la malattia sia diffusa in modo tale da rendere un intervento chirurgico risolutivo non praticabile.
«In caso di recidiva, è generalmente il trattamento medico, che oggi include anche nuove terapie mirate soprattutto negli ambiti degli studi clinici, a rappresentare l’opzione più efficace per la gestione della malattia, fatta eccezione per alcune situazioni specifiche in cui la chirurgia può ancora avere un ruolo.»
 
Come si sta evolvendo la ricerca sulle terapie personalizzate per il tumore ovarico, basate sulle caratteristiche molecolari del tumore di ciascuna paziente?

«Negli ultimi anni, la caratterizzazione molecolare dei tumori è diventata uno strumento fondamentale per orientare le scelte terapeutiche.
«Nel tumore ovarico, un esempio ormai consolidato è rappresentato dalle mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2, così come alterazioni ad altri geni coinvolti nei meccanismi di riparazione del DNA (HRD), che hanno portato all’introduzione dei PARP-inibitori, farmaci capaci di colpire selettivamente i tumori che presentano proprio queste caratteristiche.
«Un capitolo più recente e particolarmente promettente è quello degli ADC (Antibody-Drug Conjugates): si tratta di coniugati anticorpo-farmaco che combinano la specificità degli anticorpi monoclonali con la potenza dei chemioterapici.
«Questi farmaci sono progettati per riconoscere e colpire selettivamente cellule tumorali che esprimono determinati target, come ad esempio il recettore alpha dei folati che viene espresso frequentemente nei carcinomi sierosi di alto grado.
«Gli ADC rappresentano una nuova frontiera terapeutica, attualmente in fase di sperimentazione clinica avanzata o già disponibili in contesti selezionati.
«Si stanno implementando i test volti all’identificazione di questi particolari target, al fine di garantirne l’accesso e ampliare l’armamentario terapeutico adattandolo alle caratteristiche specifiche del tumore di ogni singola paziente.»
 
Qual è il ruolo della chirurgia citoriduttiva nel trattamento del tumore ovarico avanzato e quali sono i criteri per selezionare le pazienti candidate a questo intervento?

«Nel trattamento del tumore ovarico avanzato, la chirurgia citoriduttiva rappresenta uno degli elementi centrali della strategia terapeutica.
«L’obiettivo principale di questo intervento è quello di rimuovere la maggior quantità possibile di massa tumorale, idealmente fino a ottenere una residuo zero, condizione associata a un miglioramento significativo della prognosi.
«La selezione delle pazienti candidabili a questo tipo di chirurgia è un passaggio fondamentale e deve basarsi su una valutazione multidisciplinare che tenga conto di diversi elementi: stato generale di salute della paziente. L’estensione della malattia valutata tramite imaging preoperatorio. La probabilità di ottenere una citoriduzione completa, valutata anche sulla base dell’esperienza del team chirurgico e del centro di riferimento.»
 
Quali sono le prospettive future della ricerca sul tumore ovarico e quali sono le aree di maggiore interesse e in che modo l'intelligenza artificiale può essere applicata nella diagnosi precoce, nella personalizzazione delle terapie e nel miglioramento della gestione del tumore ovarico?

«La ricerca sul tumore ovarico è in continua evoluzione, con l’obiettivo di superare le attuali criticità legate alla diagnosi tardiva e alla gestione delle recidive. Tra le aree di maggiore interesse spiccano lo sviluppo di biomarcatori per la diagnosi precoce, l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici molecolari, lo studio dei meccanismi di resistenza ai farmaci e il perfezionamento delle terapie personalizzate.
«In questo scenario l’intelligenza artificiale rappresenta un potenziale alleato al medico. Un recente studio ha evidenziato come sistemi basati su AI siano in grado di distinguere con elevata accuratezza lesioni ovariche maligne da quelle benigne, attraverso lo studio e il confronto con le immagini ecografiche, dimostrandosi più affidabili rispetto all’operatore nell’identificazione precoce del tumore.
«Oltre alla diagnosi precoce, l’AI può essere di supporto anche nella pianificazione chirurgica e nella predizione della risposta ai trattamenti, grazie alla sua capacità di integrare grandi volumi di dati clinici, molecolari e radiologici per identificare la strategia terapeutica più adatta a ogni paziente.
«Le prospettive future puntano verso un’integrazione sempre più stretta tra medicina di precisione e tecnologia, con l’obiettivo comune di offrire cure più efficaci, personalizzate e tempestive per ogni donna affetta da tumore ovarico.»
 
Nadia Clementi  – [email protected]
Prof.ssa Nicoletta Colombo

Dipartimento Medicina e Chirurgia, Università Milano-Bicocca
Direttore Programma Ginecologia Oncologica - Istituto Europeo Oncologia
Link.
Video-intervista.