Vacanza, tempo dell’ozio e attesa – Di G. Maiolo, psicoanalista

Il tempo libero è lo spazio alla nostra quotidianità senza orologio, senza i gesti abituali che misurano le azioni e l’agire

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La parola vacanza fa subito venire in mente un tempo vuoto e sospeso. 
Non per nulla come il termine latino «vacans», indicava un periodo libero dagli impegni e dal lavoro abituale. 
Un tempo «diverso» che ci fa uscire dalla routine dei giorni e ci riposiziona in equilibrio con la realtà. 
Le vacanze in fondo ci permettono di occuparci d’altro, di noi stessi ad esempio e del recupero di un tempo «interno» che per il resto dell’anno ci sfugge. 
 
È comune la sensazione che il tempo strapieno della quotidianità comune, il «Krónos» come lo chiamavano i greci, è il tempo è il «tempo del fare» che ci illude di essere funzionali ai compiti sociali e combattere il dolore e la sofferenza. 
Altra cosa è il «tempo dell’essere» chiamato nell’antica Grecia καιρός «Kairos», che voleva dire «tempo opportuno» in cui può succedere qualcosa di inaspettato e speciale. 
In altre parole è Kairós che ci libera dai vincoli dell’agire, ci offre l’ozio e ci fa apprezzare la noia, cui abbiamo dato una valenza negativa mentre è lo spazio del sogno, dell’attesa e della creatività. 
 
Usiamo il Kronos come unità di misura della vita e dei rapporti, il Kronos che mostra quanto valgono i rapporti in base a quel principio contabile che sono le entrate e le uscite, quelle che ci meritiamo e quelle che non ci appartengono perché è quello che vuole che la società competitiva.
Il tempo della vacanza è per definizione un «tempo libero», senza vincoli, quello che dovrebbe farci star fuori dalla programmazione abituale, se non per lo stretto necessario. 
È possibile solo se lasciamo che nella vacanza la gran parte delle cose accadano senza averlo voluto. 
In quanto il tempo senza agenda e anche quello dell’ozio, temuto ovunque da iperattivi qual siamo che hanno configurato il termine come forma della colpa e dell’inutilità.
 
Il tempo libero invece è lo spazio alla nostra quotidianità senza orologio, senza i gesti abituali che misurano le azioni e l’agire. 
La vacanza è un modo per ristabilire gli equilibri tra noi e ciò che ci sta attorno soprattutto se sappiamo attivare quell’orologio biologico che è il regolatore interno che ci fa mangiare quando abbiamo fame e dormire quando abbiamo sonno.
 
Ha un grande valore il tempo sospeso, quello del «non fare» ma di attendere che accada quel che vuol accadere, anche l’imprevisto. 
Per gli adulti un tempo da acquisire e per coloro che hanno funzioni educative, un tempo da promuovere e far conoscere. 
I bambini e gli adolescenti di oggi purtroppo non sanno più stare nella noia, con gli occhi appesi al soffitto a immaginare o a fantasticare cosa manca.
 
Glielo abbiamo vietato e abbiamo fatto in modo che la creatività fosse piano piano sostituita in gran parte da gesti sempre identici che si ripetono sui dispositivi onnipresenti dove si video-gioca o si chatta. 
I figli ora non sanno più attendere e nemmeno divertirsi o godere del non far nulla. 
La vacanza facciamola diventare allora il tempo per giocare insieme e trovare il piacere di farlo, lo spazio in cui si fortificano i legami e si rendono più confidenziali le relazioni intrafamiliari. 
Facciamo che sia l’occasione preziosa per godere con i bambini e gli adolescenti di quel tempo di convivenza continuato in cui la vicinanza rafforza al conoscenza reciproca e l’intesa.
 
Giuseppe Maiolo – psicoanalista
Università di Trento -
www.officina-benessere.it