Storie di donne, letteratura di genere/ 581 – Di Luciana Grillo

Gertrud Lehnert, «Coco Chanel - Elsa Schiaparelli, due donne e il loro sogno» – Due miti capaci di creare, di innovare, di liberare le donne dal peso della tradizione

Titolo: Coco Chanel ed Elsa Schiaparelli.
            Due donne e il loro sogno
 
Autrice: Gertrud Lehnert
Traduttrice: Silvia Verdiani
Editore: Lindau, 2025
Pagine: 112, Brossura
Prezzo di copertina: € 16

 
Due biografie di donne straordinarie, diverse per origine, paese, gusti, ma quasi contemporanee, decise a innovare non soltanto l’abbigliamento femminile, ma la vita stessa delle donne.
Nell’introduzione l’autrice racconta che Schiaparelli apre la sua autobiografia, pubblicata nel 1954, così: «Conosco Schiap unicamente per sentito dire. L’ho vista solo in uno specchio…» mentre Chanel non scrive autobiografie ma risponde alle interviste e, quando rilegge le sue risposte, chiede al giornalista: «Ma chi diavolo le ha raccontato tutte queste sciocchezze, mio caro?».
 
Lehnert segue il loro percorso, la nascita di Chanel come modista che apre il suo primo negozio a Deauville nel 1913 e l’ingresso nel mondo della moda di Schiap nel 1927.
Gabrielle Chanel è nata in una famiglia povera ed era una figlia illegittima che crebbe in un convento insieme alla sorella. «I sogni di gloria a quei tempi seguivano ancora la via più tradizionale: cantanti e ballerine riuscivano a diventare ricche e famose solo con l’aiuto di uomini facoltosi» e Coco, nomignolo preso da una canzone del tempo, procedette proprio in questa direzione, andando a vivere con un ufficiale.
 
Entrò nel giro della buona borghesia, imparò a cavalcare e manifestò presto un suo gusto lineare e semplice, quasi a voler «prendere le distanze dall’esibizionistica ostentazione di sontuosità che era tipica dell’epoca a cavallo tra i due secoli».
Passò dai cappelli agli abiti e si trasferì a Parigi, dove aprì un negozio nel 1908, legandosi a Boy Capel, un suo grande amore.
Capì subito che per farsi conoscere avrebbe dovuto invitare a indossare i suoi capi persone note e organizzò sfilate a cui partecipavano le sue clienti.
 
Da Parigi a Deauville a Biarritz, cresceva il suo conto in banca e aumentava il numero di dipendenti.
Scoprì un tessuto che si usava solo per biancheria maschile, il jersey beige, cominciò a utilizzare anche la flanella… e il suo mito si diffondeva, nacquero il celebre logo, il profumo famoso – anche grazie a Marilyn Monroe – e la sua inimitabile bigiotteria, voluminosa e vistosa, in aperto contrasto con lo stile minimal degli abiti.
 
La sua vita sentimentale fu abbastanza movimentata, ebbe relazioni con Stravinskij, con Luchino Visconti, con il Duca di Westminster, con un granduca russo, con poeti e artisti, anche con un ufficiale nazista.
Lo scoppio della guerra bloccò ogni attività, Chanel visse a Parigi e poi in Svizzera, fu accusata di essere una spia dei nazisti, ma nel 1954 comparve di nuovo da protagonista nel mondo della moda, il tubino nero indossato da Audrey Hepburn in «Colazione da Tiffany» la consacrò «la più influente creatrice di moda».
La solitudine l’accompagnò nei suoi ultimi anni, forse anche a causa del suo temperamento sprezzante e collerico.
 
Come Chanel, anche Elsa Schiaparelli frequentò i più importanti artisti e intellettuali del tempo, da Picasso a Cocteau.
I genitori erano benestanti, avrebbero forse sperato di avere una figlia docile, amante dello studio, rispettosa delle regole, invece Elsa, dopo aver pubblicato un volumetto di poesie e dopo essere stata mandata in collegio, iniziò uno sciopero della fame, se ne andò a Parigi e a Londra dove sposò un teosofo bretone-polacco-svizzero, si trasferirono negli Stati Uniti, nacque una figlia e il marito la lasciò.
 
Rinunciò a raggiungere la madre a Roma per difendere la sua libertà. Si dedicò all’abbigliamento sportivo, raggiunse il successo con un fiocco tromp-l’oeil, creò capi di maglieria e il profumo «S», presentò la sua prima collezione nel 1931 e si dedicò anche ad abiti e accessori, tutto caratterizzato da colori vivaci e disegni vistosi, ricami preziosi e materiali sintetici. Indimenticabili i guanti con le unghie rosse.
La sua moda si diffuse in Europa, il Time Magazine per la prima volta dedicò un articolo a una donna!
 
Donne diverse, Chanel e Schiap, l’una esempio di chi aveva lavorato sodo per dare alle donne la possibilità di muoversi agilmente, di essere eleganti anche con un semplice tubino, l’altra esponente di un modo di essere surrealista, artista spensierata e geniale.
Entrambe fotografate da Cecil Beaton, in concorrenza fra loro, hanno consentito alle donne di «dare libero sfogo al proprio stile».
Entrambe hanno capito che il mondo cambiava, il tailleur Chanel è rimasto un classico per ogni tempo e le sue creazioni «vennero confezionate sistematicamente per tutte le classi di prezzo», Schiaparelli ha proposto cappotti reversibili e cappelli modellabili.
 
In sostanza, cosa è stata la moda per queste due donne?
Per Coco Chanel «la moda non è arte ma commercio, e noi non siamo geni ma fornitori», per Elsa Schiaparelli «disegnare abiti a mio avviso… non è artigianato ma una forma d’arte».
Fornitrici o artiste? Chi può dirlo? Sicuramente due donne speciali che hanno realizzato il loro sogno e hanno permesso, anche alle donne più semplici, di sognare.
 
Luciana Grillo - [email protected]

(Recensioni precedenti)

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