Storie di donne, letteratura di genere/ 591 – Di Luciana Grillo
Valeria Palumbo, «S’avanza la mia ombra a passi di lupa» – Un saggio, ampio e documentato, che squarcia il silenzio calato su donne intraprendenti e coraggiose

Titolo: S'avanza la mia ombra a passi di lupa.
Viaggio tra artiste incendiarie
Autrice: Valeria Palumbo
Editore: Enciclopedia delle Donne, 2024
Pagine: 296, Brossura
Prezzo di copertina: € 18
La capofila delle donne rivoluzionarie che compaiono in questo libro è Romaine Goddard Brooks, poco nota ai più, di cui l’autrice cerca tracce… non ne trova nemmeno a Parigi, dove nel 2022 «il Musée du Luxenbourg celebrava le artiste nella Parigi degli anni folli con la mostra Pionnières».
Dunque Brooks, come tante altre donne che comunque hanno cambiato la Storia, risulta dimenticata, come cancellata dalla memoria collettiva.
Se Brooks, come altre, viene citata, è solo grazie alle frequentazioni con uomini noti, soprattutto con D’Annunzio, la cui fama oscura quella di altre persone e rivela una «società asimmetrica e violenta».
Romaine, figlia di un padre ubriacone che aveva ben presto lasciato la famiglia - il maggiore Henry Goddard - e di una madre - Ella Waterman - violenta, che rimproverava alla figlia di non essere bella e la mandò in «un mortificante convento di suore cattoliche» trascurando del tutto le sue inclinazioni per l’arte e il suo talento, crebbe fiera e indipendente.
Anni dopo, il francese Montesquieu disse di Romaine: «…è una giovane straniera, molto distinta e molto elegante, giustamente acclamata nei ritrovi più brillanti della società parigina. … lavora senza che nulla la costringa a farlo, se non l’esercizio consapevole e appassionato di un vero talento», mentre emerge una forte contraddizione fra la donna «ribelle, lesbica, artista, totalmente indifferente a tutti gli stereotipi e ai ruoli tradizionali (che) non nascose le sue simpatie per il fascismo».
Altra contraddizione, la sua ammirazione e forse una passione amorosa per D’Annunzio, appena lasciato da Eleonora Duse, afflitto da una gran quantità di debiti.
Romaine lo invitò in Francia e per lui pagò l’affitto di una casa presso Bordeaux, benché sapesse che il vate aveva un’amante - Donatella Cross - cantante e traduttrice… ma ricordata solo come ennesima amante, in concorrenza con la stessa Romaine e con Ida Rubinstein.
Dopo la prima guerra mondiale, Romaine tornò in Italia, sia a Roma dove era nata nel 1874, sia a Firenze dove ospitò grandi intellettuali come Edith Wharton e Gertrude Stein, viaggiando lungo la penisola e soggiornando a Capri, in costiera ligure e a Genova, a Milano e a Venezia, dove si tenne la sua prima mostra, presso il Museo Fortuny. Abitò anche a Ginevra e si spense a Nizza nel 1970.
Nessuna targa la ricorda, in nessun luogo; persino al cimitero dove è sepolta, la tomba non è segnalata e la data è sbagliata.
Palumbo ricorda tante altre artiste, tra cui Mary Cassatt, Therese Schwartze van Duyl - americana di grande talento - Berthe Morisot, Eva Gonzales… ebbero rapporti con altri artisti, maschi di cui rimane la fama, come Manet, per esempio. Un riferimento speciale l’autrice lo dedica a Lotte Laserstein, tedesca che «ci ha lasciato quadri bellissimi, che davvero hanno rivoluzionato il modo di ritrarre le modelle e di considerarle: donne moderne, che si prestano a posare per artiste altrettanto evolute…».
Sia Romaine che Lotte, senza fare proclami, si sono autoritratte «con i capelli corti, o con la tuba e una camicia di taglio maschile sotto la giacca a marsina».
Per la dichiarata omosessualità, Romaine si definì “lapidata” come «tutti coloro che, per non essere nei binari delle convenzioni, subivano gli strali della società».
Palumbo ricorda «quale fosse la concezione dell’amore e della sessualità femminile a fine ‘800…», sottolinea che nel 1887 «la testimonianza di una donna valeva la metà pure in tribunale», scrive che ancora oggi «le vittime di violenza fanno fatica a farsi credere…», ribadisce che l’omosessualità femminile è stata da sempre condannata e se possibile rimossa.
A questo proposito, cita Sibilla Aleramo, Renée Vivien, Natalie Barney, Emily Dickinson, Mathilde de Morny - sposata con un omosessuale e legata stabilmente alla scrittrice Colette - fino alla Premio Nobel 1954, Gabriela Mistral.
E ricorda che tra le parenti di Napoleone, qualcuna osò anche vestirsi da uomo! Era questo atteggiamento motivo di grande indignazione… a meno che ciò non accadesse per motivi per così dire militari, come fecero le donne che combatterono fra i 1000 di Garibaldi.
Un bel capitolo è dedicato alle donne italiane femministe e fasciste, un elenco abbastanza lungo che sorprendentemente comprende due intellettuali: Ada Negri e Grazia Deledda.
Matilde Serao, poco entusiasta del fascismo, si giocò il Premio Nobel, assegnato proprio alla Deledda nel 1926.
Torniamo a Romaine, oggi finalmente meno sconosciuta, però ancora sola, dopo aver tanto vissuto ed essere rimasta sempre coerente, tanto che sono efficaci le parole che scelse per la sua tomba: «Qui ci sono i resti di Romaine, che resta Romaine».
Una ricca bibliografia conclude questo saggio, ampio e documentato, che squarcia il silenzio calato su donne intraprendenti e coraggiose.
Luciana Grillo - [email protected]
(Recensioni precedenti)