Storie di donne, letteratura di genere/ 595 – Di Luciana Grillo
Marianna Zannoni, «Illustre Signora Duse - Cento voci dall’archivio dell’attrice» – Tutte concordi sull’eccezionalità della figura della Duse, del suo sguardo e del suo teatro

Titolo: «Illustre Signora Duse» - Cento voci
dall'archivio dell'attrice
Autrice: Marianna Zannoni
Editore: Marsilio, 2025
Pagine: 304, Brossura
Prezzo di copertina: € 28
Cento anni fa si spegneva Eleonora Duse, l’attrice italiana più celebre della prima metà del secolo scorso.
Si poteva scrivere una biografia, e forse ne sono state scritte, più o meno romanzate, per ricordarla e farla conoscere alle generazioni recenti, ma cosa c’è di più bello delle lettere che ha ricevuto e che hanno come mittenti le donne e gli uomini famosi del suo tempo?
Marianna Zannoni ha svolto una ricerca ampia e circostanziata, noi oggi possiamo leggere queste lettere e vedere, in conclusione, che tutte e tutti concordano sul fatto che Eleonora Duse sia stata una straordinaria figura di riferimento del teatro italiano.
Si comincia subito con una poeta, Ada Negri, che dice: «Scriverò di Voi che siete per me la più sublime figura femminile del nostro tempo», si prosegue con Sibilla Aleramo che la definisce «insuperabile... Creatura d’intelligenza e di passione, sempre presente e sempre assente, donna e genio…», si continua con Luigi Barzini, giornalista del «Corriere della Sera», fondatore del «Corriere d’America» dedicato agli immigrati italiani negli Stati Uniti, che ringrazia l’illustre signora che è andata a visitare la sede del giornale quando arriva oltreoceano per la sua terza e ultima tournée: «…io e i miei collaboratori – tutti esuli dalla Patria – abbiamo l’impressione di prendere forza e fede dal soffio di italianità, di bontà e di gloria che è passato oggi nell’aria che respiriamo, portato da Lei».
I buoni sentimenti, la sensibilità di questa grande attrice sono testimoniati anche da una lettera che Ernesta, vedova di Cesare Battisti, le ha scritto per chiederle di voler incontrare suo figlio Luigi: «Memore dell’appassionato impeto, con cui la grande Artista ricercò la casa di Cesare Battisti come reliquia e come tempio di fede, non dubita che tale favore verrà concesso e, riconoscente, ringrazia, mentre si fregia rinnovare il più alto saluto».
Naturalmente ci sono in questo volume, dotato anche di un ricco apparato iconografico, tante lettere di intellettuali, da Boito a Papini, da Deledda a Pirandello a Serao, insomma di personalità del mondo dell’arte e della cultura, rimaste colpite dal suo fascino e dal suo carisma.
Silvio D’Amico, ad esempio, scrittore, critico teatrale, direttore dell’Enciclopedia dello spettacolo e docente di Storia del Teatro, quando la Duse ritorna sulle scene dopo una lunga pausa, le scrive: «Non posso che mandarvi la nuda cronaca dello spettacolo. La critica sarà per un’altra volta. Oggi il mio non vuol essere che quel che deve essere: un atto d’omaggio».
E, quanto a D’Annunzio, come non ricordare che «il Vate comincia a scrivere teatro per lei poiché… considera la Duse la sola rivelatrice degna di un grande poeta»? Il loro fu un intenso rapporto sentimentale e artistico, spesso tormentato.
Pirandello ha sperato di poter vedere la Duse interpretare una sua opera, soprattutto «La vita che ti diedi», ma nel momento in cui le arrivò il testo, Eleonora era in difficoltà e gli chiese di aspettare. Pirandello rispose: «Sento che debbo attendere e attenderò». Invano.
La protagonista fu Alda Borrelli e per il grande autore siciliano si spense il «sogno di un incontro in scena con la grande attrice».
Più fortunato fu il musicologo Ildebrando Pizzetti, che fu invitato dalla Duse a leggere un testo poetico; l’attrice lo ringraziò con un libro e dei fiori e gli scrisse: «…la ringrazio – non so dirle quanto, non so dirle come. La ringrazio tanto, e dal profondo, con pena e con gioia perché ieri ho respirato in quella zona di vita, nella quale ogni pena è santa, ogni gioia è immutabile».
Potrei continuare ancora, citare Ida Rubinstein e Gaetano Salvemini, Jean Philippe Worth, Amelia Rosselli ed Ermete Zacconi… mi soffermo su Matilde Serao, accomunata ad Eleonora da successi professionali e difficoltà personali, amiche da quando la Duse aveva recitato a Napoli nel Teatro dei Fiorentini.
Serao le ha scritto spesso, mi piace chiudere questa recensione con un invito: «Eleonora carissima, una cosa buona e bella, è il venire qui, al Sole che riscalda: e a trovare qualcuno che t’ama fedelmente. Vieni presto: non tardare».
Luciana Grillo - [email protected]
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