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Il comparto vitivinicolo trentino si sta preparando alla riscossa

Se la grande recessione del 2008 dovesse portare il Trentino a fare sistema, allora la crisi non sarebbe venuta invano

Presso la Cooperazione Trentina è operativo un gruppo di lavoro incaricato a studiare un piano che possa rilanciare il settore vinicolo del nostro territorio, che sta uscendo estramente affaticato dalla crisi dei mercati finanziari del 2008.

Emilio Pedron, che ha lasciato da poco la delega all'amministrazione del Gruppo Italiano Vini (rimanendo peraltro nel CdA), sta guidando un pool di esperti incaricati dalla Cooperazione trentina a progettare una via di rilancio dell'intero settore.

Come si sa, la crisi mondiale ha colpito soprattutto i vini di qualità e di conseguenza in particolare quelli trentini. Come accade in questi casi, chi ha le spalle larghe è in grado di ammainare le vele e issare la tormentina, mentre chi è stato colto in piena fase di investimento si è trovato ad affrontare problemi a volte insormontabili.
Se Ferrari ha rinunciato senza problemi alla vendita di 300mila bottiglie nell'ultimo anno, ci sono cantine che stanno annaspando per averne perse molte meno.

Il momento di fare quadrato è dunque arrivato. E, anche se non è la prima volta che il Trentino cerca di imboccare una strada comune, stavolta sembra che ci sia una forte determinazione proveniente da tutti i settori.
Se questa dovesse essere la volta buona per convincere i Trentini a fare sistema, allora la crisi non avrebbe portato solo lacrime e sangue.

Lo stesso assessore all'agricoltura Mellarini, alla luce del disastro di Avio e di Nomi, aveva lanciato precisi moniti contro il cieco frazionamento di molte realtà, arrivando a dire che sarebbe stato disposto a soccorrere l'intero comparto, a patto che imboccasse la strada delle fusioni.

Il piano al quale stanno lavorando sarebbe strettamente riservato, anche perché è ben lontano dall'essere sulla pista di lancio, ma i giornali ne hanno parlato come se fosse quasi operativo.
A quanto ci è stato detto, tuttavia, le linee di principio individuate sarebbero abbastanza precise e condivise da tutti.

Il risanamento partirebbe dal riassetto finanziario, che potrebbe avvenire grazie alla Provincia in termini di tassi agevolati, ma anche da operazioni straordinarie come la cessione di beni immobili là dove la Cooperfidi risulta creditrice principale. Operazione quest'ultima che corre sul filo del rasoio, come è avvenuto al caseificio di Fiavé.
Le pertinenze fuori provincia potrebbero rappresentare riserve di grasso per le cantine che ne dispongono, ma il momento che stiamo attraversando è certamente il più adatto a vendere.

La seconda operazione da fare sarebbe quella di raggruppare i centri di produzione, operazione appunto particolarmente caldeggiata dall'Assessore.
La visione strategica tuttavia va allargata, perché si parla di sinergie, fusioni e acquisizioni, anche tra privati e cooperazione.
Insomma quello che una volta era il sogno di fare sistema potrebbe diventare realtà.

La vera strada da inventare, tuttavia, resta quella della veicolazione commerciale.
Se, almeno sul mercato interno, si rinuncerà a farsi concorrenza, sui mercati esteri si dovrà assolutamente marciare compatti, con una sola portante commerciale e con strategie di marketing ben articolate per prodotto, prezzo, promozione, pubblicità, packaging, pubbliche relazioni.
In questo vale la pena ricordare che il Trentino ha, nel suo insieme, una potenza produttiva non superiore a quella di una grande azienda nazionale. Per porsi in concorrenza con queste realtà, si deve riuscire a mettere in piedi un'organizzazione dotata delle medesime capacità operative.

Da questo punto di vista si sta già concretamente parlando di una Società per Azioni, formata da tutte le principali cantine (esclusa Ferrari), che dovrà essere messa in grado di muoversi con la forza di una moderna società orientata al mercato, in un settore dove (per motivi strutturali) ci si trova spesso costretti ad orientarsi alla produzione.
A ben guardare le realtà che dovrebbero aderire a questa iniziativa, il Trentino si trova ad avere tutti i prodotti necessari per far fronte a qualsiasi segmento commerciale e adattarsi ad ogni tendenza di mercato.

Tutto questo è quanto si sta studiando in via Segantini 10 a Trento.
La nostra impressione è che in questa maniera il problema venga affrontato nella maniera giusta, dove l'obbiettivo è quello di fare sistema in un mondo esageratamente frazionato a tutti i livelli e per motivi che risalgono nella notte dei tempi.
Speriamo che la pubblicizzazione della notizia non generi gli anticorpi capaci di bloccare l'iniziativa sul nascere, ma anzi la spinga ad aumentare la velocità per raggiungere l'obbiettivo nel più breve tempo possibile.

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