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Cent’anni fa si consumava la Battaglia di Verdun – Seconda parte

Il folle disegno di Falkenhayn si infranse contro l'imprevedibilità del generale Pétain e l'intemperanza del Kronprinz tedesco

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(Prima parte)
 
Il generale Pétain venne scelto dal Capo di Stato Maggiore francese Joffre su suggerimento del suo vice Castelnau, perché era un uomo amato dai soldati. E a Verdun sarebbe stato necessario un comandante in grado di chiedere i miracoli ai soldati se si voleva salvare la patria.
Pétain, allora comandante della Seconda Armata, fu prelevato di peso da Parigi dove si trovava in quel momento e trasportato a ridosso di Verdun con un incarico ben preciso: «Riprendere Verdun e tenerlo, costi quel che costi».
Secondo gli schemi di allora, «tenere» significava contrattaccare. Ed era in questo che contava Falkenhayn, che voleva semplicemente uccidere il maggior numero possibile di soldati francesi a cannonate. Alla fine, il suo pensiero (condiviso con il Kaiser) era che avrebbe vinto la guerra il paese che si fosse trovato con ancora dei soldati in grado di combattere alla fine della guerra.
Una follia, eppure abbiamo consultato più fonti storiche per verificare questo disegno che non esitiamo a definire criminale contro l’umanità.
Secondo Falkenhayn, i Francesi avrebbero inviato nella fornace di Verdun i propri soldati fino allo’ultimo uomo.
Ma c’è un detto tra gli eserciti del mondo: «È un’operazione militare, quindi nulla andrà come previsto».
E difatti, due cose non andarono come previsto. La prima fu la strategia di Pétain, la seconda l’intemperanza del Kronprinz, che comandava la 5ª Armata tedesca, dislocata a sud ovest di Verdun.
 
 
Erich von Falkenhayn e  Philippe Pétain.
 
Va precisato a questo punto che Pétain era amato dai soldati perché li mandava all’attacco solo se c’erano le condizioni oggettive per conseguire risultati apprezzabili. E in questo era l’unico, perché i generali della Grande Guerra erano portati a mandare all’attacco i soldati in qualsiasi condizione. Era questa l’inutile strage denunciata da Papa Benedetto XV.
Contrariamente a quanto ordinato da Joffre e da quanto si aspettava Falkenhayn, Pétain iniziò col dare un assetto difensivo più facile da tenere. Arretrò alcune posizioni per ridurre la prima linea.
La mossa venne presa male da Joffre, che temeva si trattasse della prima mossa di un'inaccettabile ritirata, il quale inviò allora nuovi rinforzi. E, come Joffre, anche lo stesso Kronprinz aveva interpretato il ritiro come momento di debolezza.
E così accaddero i due eventi imprevedibili per il comando supremo tedesco. I Francesi non attaccavano, evitando così il bagno di sangue programmato a tavolino. Ma soprattutto furono i tedeschi ad attaccare i francesi, cosa che Falkenhayn non voleva nella maniera più assoluta perché la presenza sul campo di tedeschi impediva l’utilizzo spregiudicato dell’artiglieria.
Ma Falhenhayn - d’accordo con il Kaiser - non aveva informato delle sue vere intenzioni il principe comandante della 5ª armata. Come spiegargli che la sua armata non doveva attaccare?
Fatto sta che a quel punto furono i tedeschi a dissanguarsi provando a infrangere la linea difensiva di Pétain.
 

 
Così la battaglia si trasformò in un bagno di sangue per entrambe le parti perché, come nelle altre battaglie della Grande Guerra, chi perdeva più uomini era colui che attaccava.
Joffre, da parte sua, non capiva perché Pétain non contrattaccasse. Se era in grado di resistere all’urto dei tedeschi, pensava, allora era in grado anche di prendere l’iniziativa.
Ma Pétain aveva la situazione sotto gli occhi. Continuava a perdere uomini, che pure trattava come esseri umani. Basti pensare che non voleva che restassero in prima linea per più di tre giorni… E continuava a ispezionare le prime linee, incoraggiando gli uomini.
E fu così che si rese conto che tutto sommato aver perso Verdun non era poi un disastro. E i tedeschi non avevano più le linee fortificate preparate prima dell’attacco. Verdun non avrebbe più visto lo sfondamento di nessuna delle due parti in guerra.
Insomma, per il comando supremo francese era giunto il momento di rimuovere Pétain che non voleva attaccare. Ma come far fuori un personaggio che per i soldati, la stampa e la politica francese era diventato l’eroe nazionale?
Ovviamente promuovendolo e dandogli un comando più importante.
A quel punto l’iniziativa sarebbe stata affidata a un generale sena scrupoli che avrebbe lanciato gli uomini allo sbaraglio, il generale Nivelle.
 
G. de Mozzi
(Continua - Prima parte)
Si ringrazia Wikipedia per la foto che ci ha lasciato attingere.

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